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L’antica via Postumia, fatta costruire dal console Spurio Postumio Albino nel 148 A. C., e che congiungeva Genova con Aquileia, passava nei pressi del luogo ove oggi sorge Pradipozzo. Ed un pozzo di origine romana è stato riportato alla luce non molti anni fa nei pressi del capitello al centro del paese.
Durante il medio evo Pradipozzo era una curazia che dipendeva ecclesiasticamente dall’abbazia di Summaga, dalla quale fu smembrata ed eretta in parrocchia il 29 agosto 1524. La chiesa parrocchiale risale probabilmente al secolo precedente. L’aspetto più interessante è dato dalla semplice facciata col tetto a capanna, impreziosita da affreschi quasi certamente di mano di Pomponio Amalteo, per le strette analogie con le caratteristiche esecutive ed iconografiche del pittore. Gli affreschi, restaurati più volte e da ultimo nel 1990, rappresentano in due grandi riquadri ai lati del portone, S. Cristoforo col Bambino sulla destra, e S. Francesco di Paola sulla sinistra. Quest’ultimo santo, vestito con l’abito benedettino, ricorda i legami di Pradipozzo con l’abbazia benedettina di Summaga. Sotto il rosone centrale è rimasta solo parzialmente la figura di S. Martino, il santo cui è dedicata la chiesa. A sinistra del rosone l’Angelo annunciante, mentre la Vergine sulla destra è scomparsa. Sopra il rosone una Crocifissione.
Il campanile che sorge accanto alla chiesa, alto 33 metri, fu costruito nel 1924, e dedicato ai caduti della prima guerra mondiale.
All’inizio del XX secolo Pradipozzo era così dipinto da un testimone oculare: Nella vasta pianura case disperse, arieggiate perché prive di lastre! Strade paludose, molti casoni coperti di paglia. Nel centro del paese (che non aveva forma di paese) due aule scolastiche. Aule scolastiche in affitto, con due insegnanti per tre classi elementari, con orario più che dimezzato in confronto di quello di altri paesi; non ufficio postale, la via provinciale illuminata da tre fanali, acqua da pozzi, cimitero interparrocchiale con Lison chiuso da muro di tavole. Pradipozzo aveva sempre la porta aperta per l’emigrazione e immigrazione, e così si aveva la ricchezza mobile e la miseria stabile.
Oggi la realtà è ben diversa, la comunità è formata da n. 971 abitanti, con un benessere diffuso grazie soprattutto a piccole imprese artigiane (edilizia) e ad un’agricoltura specializzata, in particolar modo viticoltura: sono molte, infatti, le aziende vinicole con produzione di gran pregio. Sono presenti nella località la scuola materna e quella elementare, e da alcuni anni l’associazionismo culturale è molto attivo: basti ricordare il piccolo ma interessantissimo museo dedicato ai minatori (in molti negli anni passati emigrarono da Pradipozzo per dedicarsi a questo massacrante lavoro), e le iniziative legate al nome del grande scrittore Giovannino Guareschi.




 
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